Ci sono giornate in cui prenderesti la bici e la butteresti via, perché non hai abbastanza gamba oppure non riesci a trovare la posizione in sella o la giusta pressione delle ruote su percorsi tecnici.
Oggi è una di quelle giornate e la salita da Vedeseta al rifugio Nicola mi sembra interminabile, ma tengo duro.
Raggiungo il rifugio Gazzaniga (1889 m), nei prati antistanti migliaia di crocus brillano al sole, c’è aria di pioggia e le marmotte corrono a rintanarsi.
Dietro il monte Sodadura ad est, ruggisce il temporale oramai imminente, il cielo è nero e minaccioso, non mi rimane che girare la bici, coprirmi e darmela a gambe.
Taglio dai prati seguendo un percorso più tecnico e divertente fino a raggiungere i piani d’Artavaggio, ancora illuminati dal sole: davanti a me centinaia di primule rosse e genziane mi scaldano il cuore e mi fermo in silenzio a godermi il momento…
Non c’è tempo per le foto, inizio la discesa per Pizzino lungo una sterrata panoramica che affronto a buona velocità, risultato, mi accorgo di aver spaccato il telaio della mia mountain bike, ma prima di realizzare l’accaduto e iniziare a disperarmi, incrocio un biker che guida la sua bicicletta con un braccio solo (il sinistro glielo hanno amputato dopo un incidente); gli dico: “Sei un grande” e lui mi risponde:” ma no, c’è gente messa molto peggio di me e poi ognuno fa quello che può”.
Infine, eccomi qua al BeerGhèm a San Pellegrino Terme a brindare alla vita, alla mia passione per le due ruote🚲, al mio telaio distrutto, agli ospiti che danno forfait ad un giorno dall’evento, al meteo infelice di questo periodo, ma soprattutto alla fortuna che ho.